Descrizione
Con qualche esagerazione, per altro giustificata dagli entusiasmi del momento, Negrar venne considerata dalle cronache di quei giorni una specie di "Betlemme veronese": così scrissero testualmente i giornali, riferendosi al fatto che quel 17 aprile 1988, una domenica, il paese ebbe l’onore di ospitare Giovanni Paolo II, meritandosi nei resoconti del soggiorno veronese del Papa un rilievo del tutto straordinario. Ma quello fu indubbiamente un giorno di festa per tutta la Valpolicella: a Negrar accorsero infatti migliaia di persone da tutta la valle. Il paese era ovviamente pavesato a festa, con bandiere bianco-gialle, striscioni e scritte sistemati un po’ dappertutto; dal campanile pendeva un gigantesco drappo con la scritta: "Negrar ti saluta". Per l’occasione, erano state sistemate anche le strade ed i cronisti fecero qualche appunto soltanto per il Progno, di cui lamentarono le "condizioni indecenti"; Si precisò comunque che il Papa non poté certo accorgersene, dal momento che la folla era talmente fitta da impedirne la vista. Un’altra nota stonata, ma in questo caso senza responsabilità alcuna degli organizzatori, venne dal gratuito vandalismo di taluni ignoti, che rubarono nottempo un grande stendardo posto a Santa Maria di Negrar. L’avevano preparato dei ragazzi, lavorando per una settimana intera: era alto dodici metri e vi era raffigurata un’immagine del Papa con la scritta "witany", che in polacco significa "benvenuto". Per il resto, tutto si svolse regolarmente. E se furono in particolare quelli che a vario titolo erano all’interno dell’ospedale ad accogliere e salutare il Pontefice, l’arrivo sulla jeep bianca e la partenza in elicottero furono momenti vissuti con commossa partecipazione da tutti. Commovente fu soprattutto il saluto finale, con le campane che suonavano a distesa e con l’innalzarsi di centinaia di palloncini fra i canti e le acclamazioni diretti verso l’elicottero che si levava in volo verso il santuario della Madonna della Corona. E chi ricorda l’entusiasmo sollevato dal Papa a Verona non stenta ad immaginare quali fossero in quel momento i sentimenti degli abitanti di Negrar, che dimostrarono anche esteriormente, così scrissero le cronache, come l’illustre visitatore "fosse entrato nei loro cuori".